- Ovidio,
- esilio,
- anxietas,
- Cicerone,
- Angerona
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Abstract
Indagando, attraverso i versi di Tristia ed Epistulae ex Ponto, le cause del sofferto ‘mutismo’ che segna gli anni di relegazione vissuti da Ovidio a Tomi, è possibile rilevare il peso costante del languor e dell’anxietas che affliggono il corpo e l’animus del poeta nell’inedito ruolo di barbarus. Se i Romani affidavano a Diva Angerona il compito di soccorrere gli afflitti da angores e anxietates, due forme di malessere psicosomatico distinte anche da Cicerone nelle Tusculanae disputationes, nel tempo immobile dell’esilio la dea silente sembra non voler alleviare le pene del Sulmonese.